La letteratura come arte

 

e sento quel battito, quel rumore sordo sotto la pelle, che non è cuore, non è fame, non è sonno, ma qualcosa che preme, una voce che non ha bocca, una domanda senza forma, ma chiara, limpida, come l’acqua che invade senza bussare, che annienta qualsiasi argine, e allora non posso restare in superficie, no, non mi posso accontentare, non posso dire "va bene così", voglio conoscere la provenienza di quell’urlo, anche se è un sussurro, anche se lo maschero, il cervello razionalizza, sì, fa ordine, ci tiene in piedi, ma poi si fa da parte e spalanca porte che non sapevo di avere, e allora cosa importa se chi legge capisce? se resta? se fugge? io scavo, io apro, io rovisto tra le ossa delle mie emozioni, tra i silenzi che ho lasciato in sospeso, non descrivo per raccontare, descrivo per liberare, descrivo per dimenticare, o per ricordare ciò che credevo d'aver perduto.
La letteratura non consola, non aggiusta, non salva: brucia, disfa, sovverte le regole, le ricostruisce, e io sono lì, nel mezzo, col fiato corto, ma non posso smettere.